Ponte S. Agata - Vita nel Bisagno

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Ponte S. Agata

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Nel tratto del Bisagno subito a monte della stazione di Genova Brignole, il torrente è attraversato da ponte di Castelfidardo, costruzione lineare e moderna che però affianca ciò che rimane dell’antico ponte di Sant’Agata.
Questo attraversava un lungo tratto che andava dal Borgo Incrociati sino alla chiesa di Sant'Agata (1150) da cui ha preso il nome.
Il ponte insisteva su uno slargo del Bisagno, un vasto spazio (area golenale), che era stata lasciata libera dalle costruzioni per scaricare le piene del torrente. Originariamente aveva 28 arcate.
Dopo la sua distruzione causata dalla piena del torrente del 1452 venne ricostruito. Poiché l'esigua ristrettezza del suo lungo percorso creava difficoltà, il ponte fu ampliato nella seconda metà del XV secolo con un'aggiunta muraria posta a valle, cioè nel lato meno investito   dalla corrente, che ne aumentava la larghezza di un metro.  
Tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, la realizzazione dell'abitato di Corso Sardegna e delle vicine vie ha coperto buona parte di questa area golenale.
Furono lasciate solo cinque arcate scoperte, ad attraversare il torrente, di fronte al Borgo Incrociati.
Questo drastico restringimento dell’area ha portato a conseguenze gravissime nei periodi di piena che, in condizioni di particolare intensità hanno portato a fenomeni di tipo alluvionale.
Tra questi, sono da ricordare in particolare la grande alluvione del 1822, ricordata come il diluvio di S. Crispino (con 822 mm. di pioggia in 24 ore) e quella del 1970 (con 952 mm. in 24 ore).
Durante quest’ultima alluvione il ponte venne pesantemente danneggiato e crollarono le due arcate di destra.
Nei successivi fenomeni alluvionali degli anni novanta, crollò anche l'arcata rimasta sulla sponda di Levante e da allora questo ponte sul Bisagno è stato definitivamente chiuso.
Quello che ne rimane oggi sono solo pochi resti, due arcate,   sulle quali sono stati posti alcuni tiranti metallici per evitare il crollo totale.
Altri residui dell’antico ponte sono rimasti inglobati nell'abitato. Le due arcate terminali sono in parte interrate presso la chiesa di Sant'Agata, ed altri resti potrebbero essere rimasti nelle sostruzioni stradali o nelle fondamenta degli edifici.
La parte superiore dei ruderi delle due arcate rimaste, permette l’attecchimento   di diverse specie vegetali e offre riparo agli uccelli che vivono nel torrente.
In questo tratto del torrente è così possibile osservare germani reali (Anas platyrhincos), aironi (Ardea cinerea), corvidi (Taccole, Cornacchie grigie), piccoli passeriformi (Passer   italiae) e gabbiani comuni (Larus Ridibundus).
Inoltre, essendo un tratto ormai vicino alla foce, può costituire spesso un punto di appoggio per la sosta di esemplari di gabbiano reale (Larus michaellis) di dimensioni maggiori.  
La sua conservazione è quindi molto importante in quanto rappresenta  non solo un buon punto di osservazione naturalistica ma, soprattutto una grande testimonianza  storica dei ponti medievali di Genova.          
Marina De Mattia
Fonti:
AutoreTitoloRiferimento

Genova e Liguria, medioevo, romanico, paesaggi
www.digilander.libero.it/egorstavros/INDEX.htm
(non più presente in rete)
Università   di Genova
Elementi costitutivi del ponte
www2.dicat.unige.it/studenti/Infrastrutture_Trasporti_1/Parte1.pdf
(non più presente in rete)
Comune di Genova"Alluvioni- quello che c'è da sapere”
a cura dei Settori Protezione Civile e Comunicazione
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